Essere in grado di notare e riconoscere i nostri disagi emotivi è il primo passo verso una gestione consapevole ed efficace di se stessi.
Hai mai investito in seminari di crescita personale o in sessioni di coaching o in visite psicoterapeutiche? Quali sono stati i benefici? Potresti definirli con chiarezza?
All’inizio delle mie presentazioni ai dirigenti aziendali introduco un messaggio semplice e chiaro: se non misuri, non gestisci.
Nel settore manifatturiero è facile misurare in quanto si tratta di produrre e vendere beni tangibili. Nei servizi, a causa della loro intangibilità, nel passato appariva più difficile misurare. Tuttavia ora, grazie agli strumenti che sono stati perfezionati negli ultimi decenni dai ricercatori di tutto il mondo, siamo in grado di misurare efficienza, performance e soddisfazione di ogni servizio offerto. Nello stesso modo, siamo in grado di misurare i miglioramenti causati da un’attività di crescita personale.
Se vogliamo crescere e migliorarci, mese dopo mese, anno dopo anno e decennio dopo decennio, l’unico modo per poterlo verificare è prendere delle misurazioni a intervalli di tempo determinati e compararle. Quest’attività, non solo ci aiuterà a verificare i nostri progressi, ma ci abituerà a monitorare come ci sentiamo e quindi a collegarci frequentemente con le parti più intime di noi stessi.
I tre elementi interiori da monitorare per verificare se stiamo crescendo emotivamente sono: (a) durata, (b) intensità e (c) frequenza.
La durata si riferisce al tempo in cui ci sentiamo emotivamente a disagio. In pratica, dovremmo calcolare la durata a partire dal momento in cui sentiamo un qualsiasi disagio fino a quando scompare.
Mi ricordo che, vent’anni fa, un giorno incrociai faccia a faccia la preside del mio dipartimento la quale non mi salutò. In quel momento sentii dell’avversione verso di lei che è durata per qualche settimana, essendo solamente interrotta durante le mie comunicazioni con gli altri e quando stavo dormendo. Quell’episodio, apparentemente negativo, fu la causa scatenante del mio percorso di crescita interiore, che da allora ho perseguito religiosamente, giorno dopo giorno, fino a oggi.
Il secondo elemento che suggerisco di misurare è l’intensità emotiva. Essa misura la profondità o il potere che ha l’emotività quando si manifesta attraverso le nostre sensazioni corporee. Si potrebbe manifestare con un nodo alla gola, oppure come una pressione alla cassa toracica, un irrigidimento delle spalle e del collo o altro. Per dare più obiettività possibile a questa misurazione e avere un termine di comparazione, la misuriamo da 1 a 10, dove 1 rappresenta una sensazione di lieve disagio e 10 invece sta a significare una manifestazione emotiva così forte da rendere impossibile lo svolgimento di qualsiasi attività in maniera funzionale. L’intensità va sempre misurata considerando il momento in cui si è verificato l’apice emotivo, cioè il momento di più alta intensità.
Il terzo strumento di misurazione è la frequenza, che indica il numero di volte al giorno in cui ci sentiamo emotivamente a disagio. Per poter far ciò, è necessario essere consapevoli di sentire i nostri disagi emotivi. Scriviamo o utilizziamo l’app che gestisce gli appunti del nostro telefono ogni volta che ci sentiamo emotivamente a disagio e facciamo un breve riassunto la sera prima di andare a letto.
Negli anni in cui ho praticato l’attività di life coach, ho sempre utilizzato questi strumenti di misurazione, chiedendo ai miei clienti di verificare, ogni cinque sessioni trascorse insieme, la durata, l’intensità e la frequenza dei loro stati emotivi di disagio.
Se si è già coinvolti in un’attività di crescita con un coach o stiamo lavorando su noi stessi tramite un corso online o quant’altro, si può iniziare immediatamente a prendere queste misurazioni e poi, dopo cinque sessioni o cinque settimane, riprenderle di nuovo. Se dopo aver preso due o tre misurazioni non si nota alcun progresso, riflettiamo su ciò che stiamo facendo e identifichiamo ciò che dovremmo cambiare considerando gli strumenti, i metodi e le persone coinvolte nel nostro percorso di crescita.
Durante i primi giorni in cui inizieremo a praticare quest’attività di monitoraggio del nostro progresso ci sembrerà difficile gestirla. Potremmo sentirci confusi, a volte persi e insicuri. Ci mancherà la certezza di fare il lavoro correttamente e inizieremo a pensare che forse è tempo perso. In realtà stiamo imparando una nuova tecnica e ci vorrà non più di una settimana o due per saperla gestire correttamente.
Essere in grado di notare e riconoscere i nostri disagi emotivi è il primo passo verso una gestione consapevole ed efficace di noi stessi. È proprio quando notiamo che ci troviamo a disagio che siamo in grado di iniziare un percorso di crescita.
Infatti, è il contrasto tra l’esperienza emotiva che stiamo vivendo e quella che vorremmo vivere che ci permetterà di evolvere e raggiungere il livello di benessere desiderato.
di Sandro Formica